C'era una volta un possente taglialegna in cerca di lavoro. Dopo aver girato diverse città, il taglialegna trovò finalmente impiego presso un importante commerciante di legno. L'ottima paga e le eccellenti condizioni di lavoro convinsero il taglialegna a dare il meglio di sé.
Il primo giorno il capo diede al nuovo arrivato un'ascia e gli indicò l'area del bosco dove avrebbe dovuto lavorare. Al termine della giornata, il possente taglialegna frantumò il record degli altri dipendenti, raggiungendo i 18 alberi abbattuti. Il capo si congratulò sinceramente con lui e questo motivò ancor più il taglialegna.
Il secondo giorno il taglialegna lavorò con tutte le sue energie, ma al tramonto gli alberi abbattuti furono 15. Per nulla demoralizzato, il terzo giorno il taglialegna si impegnò con ancora più vigore, ma anche questa volta il numero di alberi calò: 10 unità. Per quanta energia mettesse nel suo lavoro, giorno dopo giorno, il numero di alberi abbattuti continuò a calare inesorabilmente.
Mortificato, il taglialegna sì presentò dal capo scusandosi per lo scarso rendimento. Al che l'esperto commerciante di legno pose al suo dipendente una semplice domanda: "Quando è stata l'ultima volta che hai affilato la tua ascia?". Un po' imbarazzato il taglialegna rispose: "Signore, non ho avuto tempo per affilare la mia ascia, ero troppo impegnato a tagliare gli alberi".
“Non ho avuto tempo!”... eppure il tempo c’è, e lì per noi, ma spesso non sappiamo nemmeno valutare la qualità del suo impiego.
365 giorni l’anno (e sei ore!) trascorrono tra innumerevoli cose da fare.
Fare, fare e sempre fare, in una società e una cultura che ci ha insegnato a correre e dove l’efficienza di ciascuno viene calcolata sulla quantità di cose che fa durante il tempo che ha disposizione.
Non c’è tempo per le persone care (troppi impegni), non c’è tempo per gli amici, non c’è tempo neppure per noi.
Figuriamoci se c’è tempo per Dio.
Ma quando tiriamo le somme e ci accorgiamo che non tutto gira per il verso giusto, che non tutto ci riesce come vorremmo, che i risultati della nostra esistenza sono scadenti... forse dovremmo porre a noi stessi la domanda del commerciante di legna: “quando è stata l’ultima volta che hai affilato la tua ascia?”.
Quando è stata l’ultima volta che ho dedicato del tempo agli strumenti che mi aiutano a vivere?
Quando è stata l’ultima volta che ho trascorso qualche minuto a riflettere sulla mia esistenza, sulla mia relazione con gli altri, sulla mia relazione con Dio?
Qui è in gioco la differenza tra vivere e lasciarsi vivere.
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