(Dal buongiorno al biennio del 27 ottobre 2016)
C’era una volta un monaco che viveva poveramente e passava di villaggio
in villaggio parlando di Dio e della sua bontà. Si accontentava di poco e
spesso la sua cena consisteva in un pezzo di pane e un po’ d’acqua bevuta alla fontana.
Una sera il monaco arrivò in prossimità di un villaggio e, per non
disturbare nessuno a quell’ora, si sistemò un giaciglio sotto un albero.
Stava recitando le preghiere della sera quando gli si fece incontro,
sudato ed ansimante, un abitante del villaggio che gridava: “La pietra! La
pietra! Dammi la pietra preziosa!”
“Che pietra?”, chiese il monaco.
“La notte scorsa mi è apparso in sogno il Signore”, disse l’abitante
del villaggio, “e mi ha detto che se fossi venuto alla periferia del villaggio
al crepuscolo avrei trovato un monaco che mi avrebbe dato una pietra preziosa e
mi avrebbe reso ricco per sempre”.
Tranquillo e sereno, il monaco rovistò nel suo sacco e tirò fuori una
grossa pietra scintillante.
“Probabilmente il Signore intendeva questa” disse porgendo la pietra
all’uomo. “L’ho trovata sul sentiero della montagne qualche giorno fa. Tienila
pure”.
L’uomo fissò meravigliato la pietra. Era un diamante. Certamente il
diamante più grosso del mondo perché aveva le dimensioni di una testa di uomo.
Con gli occhi luccicanti l’abitante del villaggio afferrò il diamante e
corse via. Posò la pietra su un tavolino vicino al letto e si coricò. Mille
pensieri gli tormentavano la mente. Si girò e rigirò nel letto senza poter
dormire.
Il giorno dopo allo spuntar dell’alba, l’uomo tornò dal monaco, lo
sveglio e gli disse: “Dammi la ricchezza che ti permette di dar via così
facilmente questo diamante”.
Cosa ci insegna questa storia?
Forse non sempre quello che noi consideriamo ricchezza è la ricchezza più grande
che possiamo desiderare. Forse il bene più grande non è quello più appariscente
ma quello più nascosto. Un bene tale da renderci veramente felici e che non ci
crea inquietudine o angoscia.
I beni possono essere di due
tipi: quelli materiali e quelli interiori (o spirituali).
Dove sta la differenza tra queste
due categorie? I primi, se decidiamo di donarli agli altri, li perdiamo. Siamo
costretti a farne a meno e, forse per questo, siamo spinti a non privarcene
affatto, accrescendo così il nostro egoismo.
I beni spirituali , invece, sono
strani, perché più li doniamo e più li vediamo crescere.
Chi dona ciò che conosce non per
questo diventerà ignorante. Chi dona gioia sarà ancora più felice, non sarà
certo triste. Chi ama non rimarrà senza
amore, anzi il suo cuore scoppierà di amore.
Ci sono beni che possiamo donare
e che ci permetteranno di essere realmente ricchi.
Cerchiamo quella ricchezza che ci
permette di donare facilmente.