il blog del Don Bosco Ranchibile

martedì 28 settembre 2021

C'è un mondo da aggiustare

 



Immagino che molti di voi abbiano sentito parlare di “Fridays for future”. Lo spero almeno.

Questo grande movimento, diffuso in moltissimi paesi del pianeta, ha raccolto migliaia e migliaia di giovani attorno a sé e, ispirandosi alle proteste di Greta Thunberg, organizza eventi a tutti i livelli per manifestare a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile.

Uno di questi eventi ha avuto luogo venerdì scorso, 24 settembre, sotto forma di uno sciopero globale per il clima dal titolo “Salvare il futuro non ha prezzo”.

Qualcuno, con ironia aggiungerebbe: “per tutto il resto c’è mastercard!”. Ma senza futuro… beh.


Ottanta città italiane, compresa la nostra Palermo, hanno ospitato l’evento.

Non è la prima volta che assisto ad un evento del genere, che vedo giovani di buona volontà agitarsi, sbracciare, cantare, gridare, metterci tanto pathos… ma ogni volta sento dentro qualcosa che stride. 

E mi torna in mente una storiella. Banale, se volete. O forse no.


Durante l'assenza della moglie, un importante uomo d'affari dovette rimanere in casa per badare ai due scatenatissimi bambini. Aveva un'importante pratica da sbrigare, ma i due piccoli non lo lasciavano in pace un istante.Cercò così di inventare un gioco che li tenesse occupati per un po' di tempo. Prese da una rivista una carta geografica che rappresentava il mondo intero, una carta complicatissima per i colori dei vari stati.Con le forbici la tagliò in  pezzi minutissimi che diede ai bambini, sfidandoli a ricomporre il disegno del mondo. Pensava che quel puzzle improvvisato li avrebbe tenuti occupati per qualche ora. Un quarto d'ora dopo, i due bambini arrivarono trionfanti con il puzzle perfettamente ricomposto. «Ma come avete fatto a finire così in fretta?», chiese il padre meravigliato. «E' stato facile», rispose il più grandicello. «Sul rovescio c'era la figura di un uomo. Noi ci siamo concentrati su questa figura e, dall'altra parte, il mondo si è messo a posto da solo». 


Chi non ha mai nutrito il sogno di aggiustare il mondo e magari vedersi riconosciuto il merito. Ma sembra una causa persa. Il mondo ci appare sempre peggiore, giorno dopo giorno. Senza Scampo. Di chi è la colpa? Degli altri ovviamente. Se nulla funziona, è sempre colpa degli altri.

E non possiamo farci nulla perché ogni sforzo sembra inutile. Ma la prospettiva, forse, è diversa. E il primo angolo di mondo da guardare non è fuori, ma dentro di noi. Se non siamo in grado di "aggiustare" noi stessi come possiamo pretendere di sistemare questo mondo. Non è necessario scomodare teorie socio-politiche. La questione è più semplice di quanto possa sembrare. Se l'uomo non funziona il mondo va in rovina. E puntare il dito continuamente sugli altri non ha alcun senso. Sarebbe troppo semplice, per me, prendere alcuni esempi di piccoli fatti che tutti i giorni si verificano attorno a noi per confermare quanto ho appena detto. Qualche anno fa, durante un viaggio di istruzione, città come Trieste, Lubiana, ci sono apparse da subito molto belle e i ragazzi immediatamente sottolineavano  ed apprezzavano l' ordine, la pulizia. Non possiamo affermare la stessa cosa quando andiamo in giro per Palermo o altre città siciliane. Ma di chi è la responsabilità? Delle varie amministrazioni pubbliche? Della "gente" incivile che sporca? E noi non abbiamo proprio nessuna colpa? Beh, non ne sarei tanto convinto. Guardate il nostro cortile dopo la ricreazione, le scale, i corridoi. Guardate alcuni banchi ed alcune pareti delle nostre aule. 

 La cultura si forma dalla coscienza dei singoli. Prima di puntare il dito verso gli altri dovremmo sempre interrogare la nostra coscienza. Il mondo che ci circonda è lo specchio di questa coscienza.


Immagino Gesù che impara in famiglia le norme più semplici di educazione e di convivenza. Da Giuseppe, probabilmente, non ha udito molti insegnamenti. Perché li ha "visti"... vissuti in prima persona. 


Il saggio Bayazid diceva: "Quand'ero giovane ero un rivoluzionario e tutte le mie preghiere a Dio erano: «Signore, dammi la forza di cambiare il mondo». Quando ero ormai vicino alla mezza età e mi resi conto che metà della mia vita era passata senza che avessi cambiato nulla, mutai la mia preghiera in: «Signore, dammi la grazia di cambiare tutti quelli che sono in contatto con me. Solo la mia famiglia e i miei amici, e sarò contento». Ora che sono vecchio e i miei giorni sono contati, comincio a capire quanto sono stato sciocco. La mia sola preghiera ora è: «Signore, fammi la grazia di cambiare me stesso».

Se avessi pregato così fin dall'inizio non avrei sprecato la mia vita".


Se ognuno pensasse a cambiare se stesso, tutto il mondo cambierebbe


(Pino Casano)


lunedì 27 settembre 2021

Di gente che vuole vivere...

 


Wislawa Szymborska (1923-2012), poetessa polacca, premio Nobel per la letteratura 1996, scriveva così, circa dieci anni fa:






Mantenere le distanze dai pensieri tossici e dai sensi di colpa.

Non mischiare i sogni con chi non ne ha mai realizzato uno.
Coprirsi la bocca per proteggersi da provocazioni e ipocrisie.
Far entrare aria pulita e spalancare le vedute strette.

Evitare in ogni modo il contatto con qualunquisti perbenisti, con pressapochisti sempre in cerca di una scusa e con quelli adagiati sul divano dei lamenti. Farsi contagiare solo dagli inquieti, dai poeti, dagli acrobati del possibile, da chi non vede l’ora. Se non ne conosci, cercali!
Di gente che vuole vivere è pieno il mondo.

Ogni mia parola di commento sarebbe superflua. Il testo della Szymborska è estremamente incisivo. Mi limito a sottolineare una frase: Di gente che vuole vivere è pieno il mondo.
Ecco, questa è la gente che dobbiamo cercare.

Don Enzo Volpe

giovedì 23 settembre 2021

Per sempre libero




Ormai è un leitmotiv quotidiano, l'ossessione degli ultimi tempi: stanno limitando la nostra libertà.
In un modo o nell'altro tentano di renderci dei manichini inerti, o dei burattini mossi da potenti che hanno sul mondo disegni occulti!
E allora mi sono chiesto: cosa significa essere libero? Cos'è davvero la libertà?
Ho cercato qualche risposta e mi sono reso conto che di libertà si può parlare su livelli diversi, e non tutti hanno la stessa importanza.
Una prima forma di riflessione l'ho trovata in rete, quando alla parola libertà ho trovato abbinato un esempio, l'esempio di un gigante della libertà, Nelson Mandela.
Forse parleremo ancora di libertà, ma oggi trovo questo messaggio molto forte.
E voglio proporvelo.


"Dopo essere diventato presidente, ho chiesto alla mia scorta di andare a pranzo in un ristorante. Ci siamo seduti e ognuno di noi ha chiesto ciò che ha voluto.

Sul tavolo davanti, c'era un uomo che aspettava di essere servito. Quando è stato servito, ho detto a uno dei miei soldati: vai a chiedere a quel signore di unirsi a noi. Il soldato è andato e gli ha trasmesso il mio invito. L’uomo si è alzato, ha preso il suo piatto e si è seduto proprio accanto a me. 

Mentre mangiava le sue mani tremavano costantemente e non alzava la testa dal suo cibo. Quando abbiamo finito, mi ha salutato senza guardarmi, gli ho dato la mano e se n'è andato.

Il soldato mi ha detto:

Madiba quell'uomo doveva essere molto malato, visto che le sue mani non smettevano di tremare mentre mangiava.

Risposi: No, assolutamente! La ragione del suo tremore è un'altra.

Allora gli ho detto:

Quell'uomo era il custode della prigione dove sono stato. Dopo che mi torturava, urlavo e piangevo chiedendo un po ' d'acqua e lui veniva mi umiliava, rideva di me e invece di darmi acqua, urinava nella mia testa.

Non è malato, aveva paura  che io, ora presidente del Sudafrica, lo mandassi in carcere e gli facessi quello che mi ha fatto lui. Ma io non sono così, questa condotta non fa parte del mio carattere, né della mia etica.

Le menti che cercano vendetta distruggono gli stati, mentre quelle che cercano la riconciliazione costruiscono nazioni. 

Uscendo dalla porta verso la mia libertà, sapevo che se non mi fossi lasciato alle spalle tutta la rabbia, l'odio e il risentimento, sarei ancora prigioniero."

(Nelson Mandela)



La nostra libertà è in parte nelle mani degli altri. E in parte nelle nostre mani. 

Meglio: nella nostra mente e nel nostro cuore.

…sapevo, che se non mi fossi lasciato alle spalle tutta la rabbia, l’odio e il risentimento, sarei ancora prigioniero”.

Non importa se sei il presidente del Sudafrica o un comune cittadino di qualunque paese del mondo. Ciò che ti chiude in gabbia è tutto il male che ti porti dentro e di cui non riesci a liberarti.

Facile non è. Non lo è mai stato. 

Ma non sembra che ci siano alternative.

Forse è proprio questo il più grande insegnamento che troviamo nel vangelo e nella testimonianza autentica di tanti cristiani: Gesù non si è vendicato, come una qualsiasi divinità del passato. Quelle divinità sembravano uomini maggiorati, potenziati.

Ma Gesù si presenta come un Dio diverso, libero dalle logiche umane, libero dal diritto dell’ occhio per occhio, libero di perdonare, anche quando sembra impossibile.

San Paolo ci dice che ciò che è impossibile per l’uomo non lo è per Dio. 

Abbiamo pensato che si riferisse ai miracoli. Forse si tratta piuttosto di essere capaci di amare oltre ogni umana misura. Fino a perdonare i tuoi aguzzini, i tuoi carnefici.


mercoledì 22 settembre 2021

Racconto perché...

 

mountain pose

Quest'anno abbiamo iniziato il nostro percorso formativo, con il buongiorno del sig. Preside.

Ci ha parlato di una figura straordinaria, Don Pino Puglisi, un uomo senza limiti perché libero.

Ha dato fastidio perché parlava del bene e per il bene. Questo sognava per i ragazzi che avvicinava: un mondo bello, nuovo, dove il male piano piano indietreggi e lasci spazio al bene. 

Era, come ci ha detto il preside, un educatore.

Non è facile educare. Bisogna imparare a remare controcorrente, a subire qualche critica, se capita, a rimanere saldamente legato ai propri valori, anche quando la tendenza maggiore è la relativizzazione.

L’educatore ascolta e, quando è necessario, parla. 

In questo senso il nostro percorso formativo prevede un momento, al mattino, chiamato “il buongiorno”. 

Vi sarà data una parola, che può avere dei risvolti, oppure no. 

Ma non importa: il seminatore sa già che non tutti i semi che sparge potranno portare frutto. Non per questo si arrende.


C’era una volta un narratore. Viveva povero, ma senza preoccupazioni, felice di niente, con la testa sempre piena di sogni. Ma il mondo intorno gli pareva grigio, brutale, arido di cuore, malato d’anima. E ne soffriva.

Un mattino, mentre attraversava una piazza assolata, gli venne un’idea. «E se raccontassi loro delle storie? Potrei raccontare il sapore della bontà e dell’amore, li porterei sicuramente alla felicità». Salì su una panchina e cominciò a raccontare ad alta voce. Anziani, donne, bambini, si fermarono un attimo ad ascoltarlo, poi si voltarono e proseguirono per la loro strada.

Il narratore, ben sapendo che non si può cambiare il mondo in un giorno, non si scoraggiò. Il giorno dopo tornò nel medesimo luogo e di nuovo lanciò al vento le più commoventi parole del suo cuore. Nuovamente la gente si fermò, ma meno del giorno prima. Qualcuno rise di lui. Qualche altro lo trattò da pazzo. Ma lui continuò imperterrito a narrare. 

Ostinato, tornò ogni giorno sulla piazza per parlare alla gente, offrire i suoi racconti di amore e di meraviglie. Ma i curiosi si fecero rari e, ben presto, si ritrovò a parlare solo alle nubi e alle ombre frettolose dei passanti che lo sfioravano appena. Ma non rinunciò. Scoprì che non sapeva e non desiderava fare altro che raccontare le sue storie, anche se non interessavano a nessuno. 

Cominciò a narrarle ad occhi chiusi, per il solo piacere di sentirle, senza preoccuparsi di essere ascoltato. La gente lo lasciò solo dietro le palpebre chiuse. Passarono così degli anni.

Una sera d’inverno, mentre raccontava una storia prodigiosa nel crepuscolo indifferente, sentì che qualcuno lo tirava per la manica. Aprì gli occhi e vide un ragazzo. Il ragazzo gli fece una smorfia beffarda: «Non vedi che nessuno ti ascolta, non ti ha mai ascoltato né ti ascolterà mai? Perché diavolo vuoi perdere così il tuo tempo?».

«Amo i miei simili», rispose il narratore. «Per questo mi è venuta voglia di renderli felici».

Il ragazzo ghignò: «Povero pazzo, lo sono diventati?».«No», rispose il narratore, scuotendo la testa.

«Perché ti ostini, allora?», domandò il ragazzo, preso da una improvvisa compassione.

«Continuo a raccontare, e racconterò fino alla morte. Un tempo era per cambiare il mondo...». Tacque, poi il suo sguardo si illuminò.

E disse ancora: «Oggi racconto perché il mondo non cambi me».



Magari ci è già capitato. Magari ci capiterà, di incontrare dei “pazzi” felici che ci parlano di Dio. Don Pino Puglisi era uno di loro.

Dio ha cambiato la loro vita, rendendola meravigliosa, perché hanno capito cosa è l’essenziale. Il loro desiderio allora è quello di trasmettere questa felicità ai loro simili, nonostante tutto, ad ogni costo. Sì, anche a costo di rimanere soli... e se nessuno li ascolta continueranno a parlare perché, anche se non potranno cambiare il mondo, il mondo non cambi loro. 

«Dio è dentro il nostro cuore per dirci che dobbiamo essere bravi», scrive una bambina nel quaderno del catechismo.

La catechista le domanda: «E se una bambina non vuole ascoltarlo?».

La bambina sgrana gli occhi e risponde tranquilla: «Oh, Lui ripete».

Ostinatamente, nonostante tutto, Dio continua a raccontare la sua storia.

Il calendario dell'avvento

Avvento, tempo di attesa. Tempo di attese. Sono tante le attese che ognuno di noi porta nel proprio cuore. C’è chi spera in un domani miglio...