il blog del Don Bosco Ranchibile

martedì 23 novembre 2021

Un uomo innamorato



Ventiquattro ore al giorno ed una miriade di piccoli fatti si susseguono e ci sembrano irrilevanti. Quante volte rimaniamo sorpresi perché la nostra mente rimuove eventi che abbiamo ritenuto importanti mentre conserva una traccia indelebile di piccole storie che potremmo definire… quotidiane, normalissime.

Oggi vorrei regalarvi uno di questi ricordi.


Castellammare di Stabia, provincia di Napoli, con un gruppo di compagni di studio, nel lontano 1988. Un’epoca fa. 

Siamo ospiti a pranzo nella casa salesiana di quella città. Alla fine del pranzo, il direttore ci dice: «Venite con me, vi mostro ciò che di più prezioso abbiamo in questa casa!».

Contenti di avere il privilegio di poter vedere di persona un oggetto prezioso, lo seguiamo e veniamo subito introdotti nella cappellina che si trovava a pochi passi dalla sala da pranzo dei salesiani. 

«E ti pareva!», ho pensato, «Ormai è un classico. La solita frase ad effetto per invitarci a pregare dicendoci ciò che abbiamo di più prezioso è Gesù presente nel santissimo. Sai che originalità. È ormai una frase strausata!». 

Invece la nostra guida punta l’indice verso un angolo della chiesa e sorridendo ci dice: «Eccolo là!». Poco distante, fra i banchi c’è un vecchietto che sta spazzando la chiesa.

La nostra espressione avrà sicuramente tradito il fatto che siamo tutti un po’ sorpresi e curiosi. Di che tesoro si tratta?

Il direttore ci dice: «Quell’omino che vedete lì è un salesiano coadiutore. La sua età? Centoquattro anni! E tutti i giorni, tutti i santi giorni, dopo pranzo, quando tutti gli altri reclamano la sacrosanta pennichella, lui viene qui, in chiesa, prende la scopa e comincia a spazzare».

Io non ricordo il nome di quel salesiano ma non posso dimenticare la sua figura esile, il suo capo canuto, gli occhiali spessi e, soprattutto, il suo sorriso che trasmetteva una pace profonda.

Ci viene concesso di avvicinarci a salutarlo e scambiare con lui due parole. Ho quasi la sensazione di trovarmi davanti ad un delicatissimo oggetto di cristallo. Quell’uomo davanti a me viene dall’Ottocento, ha visto due conflitti mondiali è un libro di storia vivente!!! Lui sorride. E basta. Nient’altro. È contento di vedere dei giovani, (allora ero giovane!) che sono lì per parlare con lui, per stare con lui.

Gli chiediamo della sua scopa e di cosa lo spinge, nonostante la sua veneranda età, a passare quel tempo, che spesso  si dedica al riposo, in quell’operazione che, in fin dei conti, spetterebbe ad altri.

«Non mi chiedo a chi spetta fare questo», ci dice, «Mi chiedo cosa posso fare per essere utile al buon Dio ora che le forze sono poche. Questo posso farlo. Posso tenere pulita la sua casa. Non mi pesa, anzi mi rende felice. E mi ricorda anche che devo tenere pulita la mia anima». E ancora un sorriso che sa di paradiso.

Avrò visto tanti tesori in giro per i più bei musei che ho avuto la fortuna di visitare. Ma quell’incontro mi ha donato qualcosa di inestimabile, che non ho mai più cancellato.

Quale straordinaria lezione di vita nell’arco di alcuni minuti!

Oggi, quando vedo il pianeta cadere a pezzi per l’incuria e la follia umana, nonostante tutti i movimenti ambientalisti e le proteste di migliaia e migliaia di giovani, mi chiedo quanto diverso sarebbe il percorso della storia se ci fossero ovunque tanti vecchietti come quello che, a centoquattro anni, si dava da fare per tenere pulito un piccolo angolo di mondo e la sua anima. Perché lo faceva? Mi sono dato una risposta: perché era innamorato! 

Già. Innamorato di Dio, innamorato del mondo, innamorato dell’umanità, innamorato della sua lunga e preziosa vita.




martedì 9 novembre 2021

Mind the gap!

 

Il 30 giugno 2019 il giornalista Carmelo Abbate posta una foto sulla sua pagina Facebook “Storie degli Altri”. La foto mostra una donna distinta seduta sulla panchina della metropolitana di Londra. Riporto le parole di Abbate:

«Lei è Margaret. Lei è una signora distinta. È medico di base, vive nel Regno Unito, a nord di Londra. È il 1992. Parte per una vacanza in Marocco. Si affida a una guida. Sono in gruppo. La guida parla, racconta. Lei è incantata. Non ha mai sentito una voce così bella. Si volta. Lo osserva. I loro sguardi si incrociano. Si toccano. Lui è Oswald. Lui era un attore inglese. Ha girato film e serie tv. Lui ha prestato la sua voce al famoso annuncio “Mind the gap”, “Attenzione al vuoto”, che ricorda lo spazio fra treno e banchina nelle stazioni della metropolitana di Londra. Margaret e Oswald si amano. Vanno a vivere insieme. Si sposano. Vivono anni meravigliosi. È il 2007. Lui muore. Lei è persa. Sola. Il suo amore per Oswald era totalizzante. Ogni giorno Margaret esce di casa, va in stazione, si siede su una panchina e ascolta la voce del suo Oswald. Lui parla. Lei ricorda, rivive, sorride, si commuove. Se deve prendere un treno, aspetta quello successivo. La voce di Oswald le scalda il cuore. È il novembre del 2012. Margaret è seduta sulla panchina. Arriva il convoglio, accenna un sorriso pregustando il suono familiare delle parole del marito. Parte l’annuncio. Non è lui. Non è la voce di Oswald. È un suono quasi metallico. Impersonale. Anche le parole sono cambiate. Margaret scoppia in lacrime. È devastata. Si sente a pezzi. Il giorno dopo scrive una lettera ai gestori della metropolitana. Scopre che il vecchio annuncio è stato sostituito da uno digitale ricreato al computer. Margaret richiede una copia di quello registrato dal marito tanti anni prima. Vuole riascoltarlo a casa, ogni volta che ne ha voglia. Il direttore della Transport of London legge la lettera della signora Margaret McCollum. Rimane colpito. Emozionato. Regala la copia registrata alla donna, e ripristina l’annuncio originale nella stazione di Embankement. Ancora oggi, se vi capita di fermarvi in quella stazione di Londra, potete sentire la voce di Oswald Lawrence ripetere “Mind the gap”». 


Le persone che amiamo, o che abbiamo amato, sono anche la loro voce. Se pensiamo a qualcuno di loro ricordiamo il volto, lo sguardo, a volte l’odore, sicuramente la voce. E non c’è tempo che possa cancellarla. 

Come dimenticare il suono della voce della professoressa Pennino, di don Papa, del signor Marcello che gridava amico mio, fratello mio, in cortile e di tutte le persone che ci hanno lasciato. Già! Ci si lega anche alla voce delle persone. Fa riflettere tanto questa storia. Storia vera, tra l’altro.

Ma anche il messaggio registrato da Oswald Laurence ci invita a riflettere: mind the gap! Attenzione al vuoto! Quasi a richiamare la nostra attenzione su un pericolo che corriamo frequentemente: creare un spazio vuoto tra noi e l'altro, (persino tra noi e l’Altro!), non vivere relazioni vere. E il vuoto è pericolo, possiamo caderci dentro. 

Allora ben vengano le voci che ci invitano a stare attenti, a non essere distratti sulla vita, sugli altri e i loro bisogni. Che siano voci che rimangano come traccia indelebile nel nostro cuore.

Oggi potremmo dedicare un momento della giornata a riavvolgere il nastro, a richiamare alla nostra mente una voce cara, una voce che ci ha scaldato il cuore e di cui sentiamo terribilmente la mancanza. Riascoltiamola. Magari servirà ascoltare anche i suoi consigli. Mind the gap!

Prof. Pino Casano.



giovedì 4 novembre 2021

Come cambiare il mondo? Rifacendoti il letto al mattino.


Navigando tra le numerose pagine social dei motivatori americani mi sono imbattuto in un video, che forse molti già conoscono, e che ha avuto una certa diffusione per un certo periodo. Si tratta del discorso pronunciato dall’ammiraglio della marina americana William McRaven agli studenti neolaureati dell’università del Texas nel 2011. Il discorso in sé è discutibile, perché rimanda ad un’etica puramente volontaristica, fondata su una disciplina ferrea votata a forgiare il carattere, basato sulla legge del più forte e che tende ad escludere, più che includere.


Ad ogni modo, il discorso comincia con una frase che mi ha colpito parecchio:


Se vuoi cambiare il mondo, inizia rifacendoti il letto. Se ti rifai il letto ogni mattina, avrai portato a termine il primo compito della giornata. Proverai un piccolo moto d'orgoglio per te stesso e sarai incoraggiato a portare a termine un altro compito. E poi un altro e un altro. Entro la fine del giorno, quei piccoli compiti portati a termine, diventeranno una missione portata a termine


Il discorso prosegue con una descrizione enfatica delle fatiche e delle prove – a tratti disumane – superate durante la sua formazione all’accademia. Però questa frase fa riflettere: se vuoi cambiare il mondo, comincia a fare il letto ogni mattina. Ora, a prescindere dal seguito del discorso che condivido solo in parte, lo snodo cruciale penso possa essere questo: per cambiare il mondo, dobbiamo cominciare dalle cose piccole, da tutte quelle occasioni quotidiane che costellano la nostra giornata. Per realizzare tutte le grandi cose che abbiamo nel cuore, dobbiamo cominciare da quelle ordinarie: come rifarsi il letto appena svegli.


Nessuno di noi, immagina per sé stesso un futuro mediocre, di ripiego: ciascuno di noi è bene che sogni in grande per il proprio futuro, che alimenti questi sogni e faccia di tutto perché si realizzino (pur lasciando lo spazio per lasciarci sorprendere da quel che non avevamo neppure sognato: i sogni più belli sono quelli che non avevamo neppure immaginato). 


Eppure a volte cadiamo nella tentazione di pensare che questo futuro magnifico si costruirà in un tempo non ben determinato, lontano:


«Da domani comincerò a studiare come si deve…»

«Quando sarò all’Università e avrò materie che mi interessano davvero, allora mi impegnerò sul serio…»

«Quando mi fidanzerò cambierò questo aspetto del mio carattere…»

«Quando avrò messo su famiglia metterò la testa a posto…»


E così rinviamo a domani il primo mattone di quel Grande Edificio (la nostra vita) che dovremmo cominciare a costruire oggi. 


Ci sono delle frasi del Vangelo che piacciono a tutti: atei e credenti, a motivo di quella sapienza profonda e genuina che tocca il cuore di tutti. Una di queste frasi è: «Chi è fedele nel poco, lo sarà anche nel molto». Ed è proprio così. Proprio essendo fedeli, responsabili, attenti, caritatevoli, nelle cose piccole potremo esserlo anche in quelle grandi.  


Voi le vedete, le persone realmente felici: quelle che in qualsiasi circostanza, anche nelle difficoltà, sanno tirare fuori un sorriso. Perché hanno una stabilità interiore costruita nel tempo, e nella maggior parte dei casi – aggiungo io – per una vita di fede intensa, che alla lunga dona questa pace, questa felicità profonda e radicata. 


Giovanni Paolo II, in un discorso tenuto davanti a dei giovani, come voi, pronunciò questa frase: «Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro».  È una frase stupenda perché pragmaticità e grandezza convivono in poche parole. Prendere in mano… ogni giorno, il compito che ci troviamo davanti… e sognare in grande, per un futuro migliore. 


Senza pensare che la bellezza della nostra vita dipenda da quello che succederà in futuro. Senza pensare che il mondo sarà un posto migliore a prescindere da noi… Ogni giorno, facendo bene il vostro compito, voi potete fare della vostra vita un capolavoro. 


Da dover iniziare...? Perché no: rifacendosi il letto ogni mattina. 


Prof. F. Iurato

Il calendario dell'avvento

Avvento, tempo di attesa. Tempo di attese. Sono tante le attese che ognuno di noi porta nel proprio cuore. C’è chi spera in un domani miglio...