il blog del Don Bosco Ranchibile

mercoledì 26 novembre 2014

L'inferno di Schopenhauer


Arthur Schopenhauer è un filosofo tedesco (1788-1860), passato alla storia per il suo pessimismo, talmente intenso da coinvolgere non solo il genere umano, ma tutto l'universo, e definito per questo "pessimismo cosmico". Prendendo spunto anche da alcuni studi di carattere letterario, Schopenhauer  arrivò a proporre questa suggestione: è più semplice inventare una descrizione dell'inferno che del paradiso, poiché di immagini infernali siamo circondati quotidianamente, mentre il paradiso richiede un supplemento di fantasia. Tale difficoltà avrebbe interessato lo stesso Dante, che avrebbe composto la sua prima cantica rifacendosi a immagini realistiche (vedi ad esempio l'incontro con il conte Ugolino), mentre per scrivere il Purgatorio e soprattutto il Paradiso ha dovuto inventarsi tutto.
Non c'è Paradiso attorno a noi.
C'è poca affinità tra i miei pensieri e quelli di Schopenhauer. Non avverto la sua energia negativa e pessimistica, né condivido il suo ateismo senza speranza. E tuttavia non posso negare che anche a me risulta tanto difficile trovare intorno a noi immagini che possano essere considerate una piccola e sbiadita anticipazione di paradiso. Se ci sono, sono poche.
Di contro siamo frastornati di racconti di carattere "infernale" che fatichiamo ad accettare come veri. Ci sembrano troppo oltre ogni possibile immaginazione.
La notizia è di due giorni fa e riguarda Palermo. Era su tutte le agenzie di stampa e quotidiani  online... ne ho scelto uno a caso:
E' morta la neonata trovata con il cordone ombelicale ancora attaccato in un cassonetto dei rifiuti di via Ferdinando Di Giorgi, in zona Uditore, a Palermo. A dare l'allarme ai carabinieri una passante allertata da un clochard che rovistando tra i rifiuti, aveva notato le gambine della piccola tra i sacchetti. La bambina, con ogni probabilità nata all'alba di oggi, era dentro una borsa sportiva rossa, insieme con una scarpa da adulto e un paio di forbici, utilizzate probabilmente per recidere il cordone ombelicale.
La piccola, che aveva i vasi del cordone ombelicale aperti, era in condizioni disperate ed è stata soccorsa d'urgenza dal 118. I sanitari dell'ospedale Civico hanno tentato invano di rianimarla, ma la piccola è morta. Indagini sono in corso per scoprire l'autore dell'orribile gesto: gli investigatori stanno visionando le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona. La procura ha aperto un'inchiesta e il magistrato di turno ha disposto l'autopsia.
"Abbiamo fatto di tutto per riuscire a rianimarla e a salvarla, ma purtroppo quando è arrivata all'ospedale Civico era già morta. E' così piccola e indifesa...", racconta uno dei sanitari che hanno soccorso la piccola. La piccola è stata anche intubata in ambulanza ma non è servito a niente. E' arrivata in ospedale già cadavere. (fonte Repubblica.it)
Questa non è Sparta del 500 a.C., questa è Palermo del 2014. Questo è sempre il mondo delle contraddizioni. Quel mondo dove alcuni affermano che un bambino è un diritto, e non un dono, e altri ritengono che un bambino è un problema, e non un dono.
È il mondo dei benpensanti e dei giudizi facili; è il mondo delle apparenze da salvare ad ogni costo, il mondo dove basta chiudere gli occhi per essere a posto con la coscienza.
Ma con la coscienza ci troviamo comunque a fare i conti e spesso, se abbiamo il coraggio di affrontarne gli interrogativi, avvertiamo che il suo peso non è determinato da ciò che abbiamo fatto ma da quello che non abbiamo fatto.
Fra qualche giorno vi sarà data la possibilità di avvicinarvi al sacramento della riconciliazione. Ho la strana sensazione che di questo sacramento non abbiamo più capito nulla, che l'abbiamo ridotto ad una lavanderia spirituale che può aiutarci a stare un po' meglio per un tempo sempre più breve. Proprio come quando indossiamo un capo pulito e profumato o ci infiliamo sotto delle lenzuola fresche di bucato. A questo abbiamo ridotto il "sacramento" dell'incontro, dell'abbraccio,  dell'amore tra padre e figlio. È una conseguenza scontata non avvertirne più l'importanza, tanto siamo stati capaci di banalizzarlo.
Quali domande sono adatte per prepararci a questo incontro?  Una sola: quanto amore c'è in me?
Nessuna lista, nessun catalogo delle colpe può avere lo stesso valore... quanto amore sento? Quanto sono disposto ad amare?  La partita della nostra vita si gioca tutta sull'amore. È la vera "partita del cuore".
Ricordate l'incontro di Gesù con Pietro dopo la resurrezione? Il Maestro non chiede al discepolo "quante volte mi hai tradito?", lo sa già. Vuole sentire il suo amore: "Mi ami tu?". E da quella dichiarazione di amore deriva l'invito di Gesù ad allargare i confini del cuore "prenditi cura di loro", occupati degli altri, impara a vivere per loro.
Il Card. Martini, riprendendo una frase di Gesù,  dice: "Quando alla fine della vita saremo interrogati sull'amore non potremo delegare la risposta alla Caritas".
È vero: se c'è un paradiso questo non è certo tra di noi. Ma la forza dell'amore che abbiamo sperimentato o che sperimenteremo ci dice che questo mondo non è ancora l'inferno.
Non abbandoniamo la speranza, perché Dio ci ama, anche se non ce ne accorgiamo, malgrado tutto.
Il mondo può davvero cambiare se ci facciamo coinvolgere da quella domanda: "mi ami tu?".
Sì, il mondo può essere migliore.
Con buona pace di Schopenhauer.

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